SCIENZA E VEDANTA - LA FORMA UMANA
E L'EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA (PARTE TERZA).
A cura di Andrea Boni.
(La Seconda Parte è consultabile QUI)
E L'EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA (PARTE TERZA).
A cura di Andrea Boni.
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Sutra 1.1.1
Athato brahma-jijnasa
Atha - ora, atah - ordunque, brahma-jijnasa - la ricerca del Brahman.
Athato brahma-jijnasa
Atha - ora, atah - ordunque, brahma-jijnasa - la ricerca del Brahman.
Ordunque [intraprendiamo] la ricerca sul Brahman(1).

Questo primo, famoso sutra, ‘ordunque [intraprendiamo] la ricerca sul Brahman’, definisce subito la natura e lo scopo dell’intera opera: la ricerca e l’analisi della Verità assoluta. Il termine atha indica un momento cruciale, di passaggio; nel suo significato di ‘ora, adesso’, sottolinea l’irrimandabilità della ricerca da intraprendere, nel caso esplicito del Vedanta una ricerca spirituale, per scoprire la natura del sé, dell’universo e di Dio. Atha è un avverbio particolarmente significativo anche perché questo ora è la chiave di apertura ad una realtà superiore. I sutra sullo Yoga e sul Karmamimamsa, due dei sei darshana del pensiero classico indiano, esordiscono in maniera del tutto simile1. La persona non più condizionata dalle forze dell’energia materiale vive costantemente nel presente, un presente dilatato, senza limiti, dinamico, caratteristica del “tempo non tempo” della dimensione spirituale. L’esortazione di apertura si può dunque leggere anche come un invito esplicito al discepolo da parte del Maestro di spiccare il volo, di fare un definitivo salto di qualità e di passare, così, dalla dimensione umana a quella sovrumana o spirituale. Secondo Ramanuja e Nimbarka il termine atha, da interpretare come ‘dunque, poi’, significa “dopo l’acquisita consapevolezza del karma e dei suoi frutti”, intendendo con ciò che i frutti delle azioni, per quanto buoni, hanno comunque sempre natura limitata ed effimera; la persona saggia, avendo compreso in maniera profonda questo concetto, si dedica alla ricerca del Brahman, l’unica, suprema realtà in grado di concedere il conseguimento dell’eterna beatitudine. Per Shankara invece, atha ha il significato di “dopo l’ottenimento dei quattro prerequisiti”, che sono: il discernimento tra ciò che è eterno e ciò che è temporaneo, il rifiuto della gratificazione sensoriale, il controllo di sé e il desiderio per la liberazione. Secondo il punto di vista scientifico Vedico in totale esistono 8.400.000 specie di vita (che includono tutte le varietà di microrganismi, vegetali, animali e esseri umani) raggruppate tenendo conto di livelli simili di coscienza. Secondo questa visione la forma umana è raggiunta solo dopo aver sperimentato milioni di differenti varietà di corpi nelle varie specie. Quindi la visione vedantica implica il concetto di biodiversità come processo naturale per consentire di sperimentare la vita a differenti livelli di coscienza e quindi procedere gradualmente nella scala evolutiva passando da livelli inferiori a livelli via via superiori secondo le leggi sottili del karma. In questo senso la visione evoluzionistica del vedanta si oppone alla teoria di Darwin secondo cui l'evoluzione procede secondo canoni strettamente biologici. Le specie di vita sono degli archetipi coscienziali presenti nel progetto cosmico, e ciascun essere prenderà uno specifico corpo secondo una logica strettamente coscienziale piuttosto che biologica. E' la coscienza che evolve e che rende possibile sperimentare una particolare forma di vita piuttosto che un'altra. Questo concetto è espresso molto bene nella Bhagavad-gita (XIII.22):
Purushah prakriti-stho hi
Bhunkte prakriti-jan gunan
Karanam guna-sango 'sya
Sad-asad-yoni-janmasu
Bhunkte prakriti-jan gunan
Karanam guna-sango 'sya
Sad-asad-yoni-janmasu
“Così l'essere vivente segue, nell'ambito della materia, i diversi modi di vita e gode delle tre influenze della natura materiale. Ciò è dovuto al contatto con questa natura. Incontra così il bene e il male nelle varie specie”.

Dharmah svanushthitah pumsam
Vishvaksena-kathasu yah
Notpadayed yadi ratim
Shrama eva hi kevalam
Vishvaksena-kathasu yah
Notpadayed yadi ratim
Shrama eva hi kevalam
“Le occupazioni che ogni uomo svolge secondo la propria posizione sono sforzi inutili se non suscitano attrazione per il messaggio del Signore Supremo”.

(1) Negli Yogasutra di Patanjali si esordisce con: atha yoga anushasana: "ora la disciplina dello yoga"; nei sutra del Karmamimamsa la prima esortazione è invece: athato dharma jijnasa: "ordunque, intraprendiamo lo studio del dharma".