mercoledì 5 maggio 2010

LA COSMOGONIA NELLA COMMEDIA E NELLA GITA (PARTE SECONDA) di Marco Ferrini (Matsyavatara Das).

Questo Amore che tutto move si trova più nei pianeti spirituali, Vaikunta, nei pianeti celesti, come Brahma Loka e Svarga Loka, solo in parte nei pianeti mediani, cui noi apparteniamo e in parte o quasi niente negli inferni, dove c’è l’aere bruno e tutto si vede in penombra. Inoltre, secondo la tradizione della filosofia Vaishnava, Dio appare attraverso manifestazioni quadruple e multiple di se stesso, l’ Uno che diventa molti e crea tutto il mondo dell’esistenza empirica (eko bahunam). Nella parte più alta c’è il fiore di loto ed è notevole la corrispondenza con la candida rosa. Quindi, dall’oceano causale sorgono queste manifestazioni che sono divise in tre sistemi planetari: quello inferiore, quello mediano e i cieli che hanno diversi gradi di realizzazione, di gioia e d’illuminazione. Nella visione di Dante il mondo materiale è costituito da quattro elementi sensibili: acqua, aria, fuoco e terra, poi c’è un quinto elemento, l’etere, che fa da spazio a tutta la creazione cosmica, il niente che contiene il tutto. Secondo la visione dantesca, la terra è composta da un emisfero sommerso dalle acque e da un emisfero solido il cui centro è Gerusalemme, sotto Gerusalemme si apre il baratro dell’inferno. Il mondo va dal Gange a Gibilterra, il resto è ” mondo sanza gente”. Attorno alla terra il cielo atmosferico è sormontato dal cielo teologico e da vari tipi di cieli. Agli antipodi di Gerusalemme e dell’inferno c’è il monte del Purgatorio. C’è una simmetria, la stessa che si ritrova nella storia dell’arte, nei dipinti fondo oro di Cimabue, Giotto, Simone Martini, Duccio da Boninsegna e più tardi nelle opere di Perugino, Piero Della Francesca e altri. Il Purgatorio fu teorizzato teologicamente poco prima del 1300, anno del Giubileo indetto da Bonifacio VIII. In quell’occasione fu un purgatorio contaminato da manovre di frode, ma questo luogo in cui le anime potessero purificarsi, espiare per evolversi, non era nuovo per i padri della Chiesa: gli islamici, i sufi, Averroè, Avicenna e molti altri avevano già concettualizzato un processo di purificazione, un posto, una dimensione, per saldare i debiti e purificarsi per poi salire attraverso i vari cieli del Paradiso, attraversare la candida rosa, oltre l’Empireo, nella residenza di Dio. Il Purgatorio, questa montagna altissima, come dirà Ulisse, compare all’inizio della creazione. Quando Dio manifesta le sue potenze, queste si scindono in luminose e tenebrose: a capo delle schiere degli angeli c’è Michele, a capo delle schiere dei demoni c’è Lucifero, l’angelo più bello, intelligente, acuto, capace, creativo, ma orgoglioso ed egocentrico, infatti, immediatamente tende ad avere per sé la bellezza di quello che si sta per creare e non è ancora stato creato. Quando l’uomo nasce ha già in sé una polarizzazione della mente, una parte divina ed una demoniaca, lui deve fare la scelta col libero arbitrio. Nei Veda il mito è narrato con millenni di anticipo, a capo degli angeli (deva) c’è Indra e a capo dei demoni (asura) Vrittra (Rig Veda). L’uomo quando nasce è oppresso da questa tensione, da questo scontro cosmico la cui arena è la psiche. L’uomo tende al cielo, lacerato dalle forze di terra, le forze demoniache, che sono archetipi divini. Non possiamo eliminare il bene ed il male che c’erano e ci saranno prima e dopo di noi, possiamo scegliere se stare con il bene o con il male.

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